Teodorico Pedrini C.M.
Fermo 30.6.1671
Beijing 10.12.1746

La musica
Il perchè di un'assenza

La sua vita a Fermo e a Roma prima della partenza

La sua vita in Cina

I Documenti di Fermo

Il carattere di Teodorico

Le Lettere

La controversia dei Riti Cinesi

Lo speciale su "La Voce della Marche"

Credits

 

Teodorico Pedrini era un bravo musicista. Ma considerò la musica, e la sua padronanza della musica, subordinata, anzi strumentale alla buona conduzione e al successo della sua missione pastorale. E’ probabile che il suo essere un buon musicista sia stato dapprima il motivo per cui fu scelto per andare in Cina per conto della Congregazione della Missione, e poi la sua chiave per entrare nelle grazie dell’Imperatore Kangxi, per aprire le porte del cuore e della mente di questo grande Imperatore cinese, che sicuramente era appassionato delle arti, della pittura e della musica, come di ogni altra forma di vivacità intellettuale che proveniva dall’Occidente. Doveva aver già studiato musica dai Filippini a Fermo quando, nel 1692 si trasferì a Roma e lì rimase per dieci anni, con la frequenza al Collegio Piceno fino al 1697, e l’entrata nella Congregazione della Missione nel 1698 ed i voti nel 1700, nello stesso anno in cui il marchigiano Gianfrancesco Albani divenne Papa Clemente XI.

Erano gli anni in cui Arcangelo Corelli, dopo aver studiato a Bologna si traferì a Roma, e fu dapprima alla corte di Cristina di Svezia e quindi nella cancelleria del Cardinale Ottoboni, e frequentando gli ambienti del Collegio Piceno (ora Pio Sodalizio dei Piceni), ricevette diversi incarichi per comporre musiche per la Basilica di Loreto. Sono quindi gli stessi ambienti marchigiani a Roma che frequentò Teodorico Pedrini in quegli anni, ed è facile, oltre che suggestivo, supporre, benchè manchino prove documentali, che Pedrini fu probabilmente allievo del grande musicista ravennate. In ogni modo il suo rapporto con Corelli fu molto coinvolgente dal punto di vista squisitamente musicale, se è vero che una delle prime cose che Teodorico fa quando si stabilisce a Pechino è richiedere alla Casa Madre della Congregazione di Roma, che gli spediscano le ultime composizioni del Maestro, quelle pubblicate dopo il 1701, la cui influenza si riconosce nello stile correttissimo e cristallino, non senza la giusta dose di cratività e originalità, delle sue opere successive.

Appena morto il Card.Tournon a Macao, nel giugno 1710, l’Imperatore Kangxi volle informarsi su quali fossero le competenze artistiche o scientifiche dei nuovi missionari arrivati, e saputo che Pedrini era un bravo musicista e Matteo Ripa un pittore, volle subito chiamarli a sé a Pechino. E così quando il 6 febbraio del 1711 arriva a Pechino, Teodorico Pedrini, primo missionario non gesuita a stabilirsi alla corte Qing, fu subito chiamato da Kangxi a dare lezioni di musica a tre dei suoi numerosi figli, a sistemare gli strumenti occidentali lasciati a palazzo dai missionari fin lì succedutisi (“per accordare uno strumento non serve la lingua, ma l’orecchio” sosteneva con lucida banalità l’Imperatore) nonché a portare a termine una impegnativa opera di Teoria Musicale iniziata negli anni precedenti. Si tratta dello Xubian, un preziosissimo volume di Teoria Musicale, che costituiva la parte finale di un’enciclopedica Storia e Teoria della Musica Orientale ed Occidentale intitolata Lülu ZhengYi, che a sua volta era una componente di una enciclopedia delle arti e delle scienze, che l’Imperatore Kangxi aveva commissionato ad una Accademia appositamente costituita. Lo Xubian era stato iniziato anni prima da Tomàs Pereira, gesuita portoghese, morto improvvisamente nel dicembre 1708, e non appena l’Imperatore ebbe Pedrini a corte gli chiese di completare il lavoro rimasto interrotto, lavoro che nel novembre 1714, stando ad una lettera che Pedrini scrisse al papa Clemente XI, stava ormai avviandosi a conclusione. Si può affermare che i due autori, Pereira e Pedrini, mediante il Lülu ZhengYi-Xubian, hanno introdotto per la prima volta in maniera organica e sistematica la Teoria musicale occidentale in Cina, abbiano fatto conoscere, inquadrandoli in un sistema teorico, ovviamente solo all’elite intellettuale ed artistica cinese, concetti come la scala cromatica, il sistema modale Maggiore /Minore, la solmizzazione a sette note. E’ evidente che si tratta di un’opera importantissima nella storia dei rapporti culturali oriente-occidente, ispirata da uno dei più colti regnanti orientali e realizzata da due europei che, oltre che essere missionari impegnati, erano anche valenti musicisti: Tomàs Pereira, nato a Braga nel 1645 e Teodorico Pedrini, nato a Fermo nel 1671.

Ma l’importanza di Teodorico Pedrini come divulgatore della musica occidentale in terra di Cina non finisce qui. Nel 1935 furono ritrovate nel fondo Beitang, della Biblioteca Nazionale Cinese, al numero di catalogo 3397, le 12 Sonate per violino solo e basso, opera Terza, del Nepridi, chiaro anagramma del cognome di Pedrini. Sono delle Sonate che risentono notevolmente dell’influenza di Corelli e sono le uniche opere composte da un occidentale in Cina nel XVIII secolo, o almeno le uniche di cui ci sia rimasta testimonianza.

La dicitura Opera Terza, fa supporre che vi siano stati altri due corpus di composizioni dello stesso autore, ma non sono state mai, o almeno non fino ad ora, ritrovate. In una lettera del 1711 Pedrini racconta di aver detto all’Imperatore che aveva con sé in quel momento delle musiche composte da lui, presumibilmente durante il viaggio da Macao, e in una seconda lettera dello stesso anno racconta di aver composto appositamente per l'Imperatore altre musiche per Trio. Nessuna di queste composizioni è stata finora reperita in archivi cinesi. Alla luce di ciò qualunque datazione fra il 1711 e il 1746 è proponibile per le Dodici Sonate Opera Terza.

Nel 1735 salì al trono Qianlong, il terzo imperatore cinese con cui Pedrini ebbe a che fare, il quale lo richiamò a corte, dopo alcuni anni in cui il nostro aveva diradato la sua presenza a palazzo e si era dedicato alla sua opera di missionario, e gli chiese di riprendere la sua attività di -diremmo oggi- “maestro di cappella” e restauratore di strumenti, ma Teodorico era ormai piuttosto anziano, 65 anni, e provato dalle molteplici esperienze vissute a Pechino e la sua collaborazione non durò molto. Probabilmente suona conferma della sua grande importanza anche come musicista, oltre che come missionario, il fatto che oggi i maggior esperti al mondo di Teodorico Pedrini siano due musicologi.

I suoi detrattori lo chiamavano con sufficienza e quasi disprezzo “il musico” e qualcuno aveva anche insinuato l’idea che stesse a corte per suonare e basta, ma anche per contestare questa diceria, il Cardinale Giuseppe Sacripante, Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, ebbe modo di ribadire la sua piena fiducia e considerazione nel Pedrini missionario, confermando che la musica era, per lui e per la sua Congregazione, un mezzo e non un fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 

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